un mantra

uno dei miei mantra favoriti è:
“Guru Brahma
Guru Vishnu
Guru Deva Maheshwara
Guru Sakshat
Param Brahma
Tasmay Sri Guruvay Namaha”
Guru (colui che porta la luce nelle tenebre) è il nome sanscrito che indica il maestro spirituale. Le tenebre in questo caso rappresentano ciò che offusca la luce della consapevolezza.
Maheswara è uno dei nomi di Shiva, che con Brahma e Vishnu compongono la cosiddetta trimurti indiana, le tre forme in cui il divino appare.

Essi sono il principio creatore (Brahma) il principio conservatore (Vishnu) e il principio distruttore (Shiva).
Questi tre princìpi sono personificati in tre divinità, non distanti da quelle greche (anche lì c’è la triade Zeus, Ade e Poseidone).
Ma è evidente che in realtà rappresentano archetipi, o princìpi appunto, che vanno ben al di là di una divinità classica.
Alla luce di questo, il mantra viene letto in questo modo:
dalla mia nascita traggo insegnamento. già solo il fatto di venire al mondo porta con sé un insegnamento profondo, se pensiamo al periodo storico in cui siamo nati, al fatto di essere nati maschi o femmine, alla famiglia in cui siamo nati.
nella nascita nel mondo materiale, la Coscienza sperimenta se stessa e si conosce.
l’atto più importante che possiamo fare è intraprendere un viaggio di conoscenza profonda e dedicare la nostra vita a questo viaggio.
Dalla mia vita, da come si svolge, da tutti gli eventi che costellano il suo sviluppo, traggo insegnamento.
Dalla mia morte, dalle crisi, dalle malattie, dalle perdite e gli abbandoni traggo insegnamento.
In questa frase prendiamo consapevolezza che nella difficoltà si cresce, nell’ombra è racchiusa la luce più grande.
C’è un maestro vicino a me (sakshat), ossia ogni persona che incontro mi mostra una parte di me, mi dà modo di osservarmi e conoscermi.
C’è un maestro che va al di là (param). Quello è il vero maestro, il Sè più alto (nella foto rappresentato come Krisna, l’incarnazione del divino a cui Arjuna si rivolge per insegnamento nella Bhagavad Gita.

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a questo Maestro mi inchino (namah), da Lui traggo insegnamento.
Questa è la frase più importante del mantra: sottolinea l’importanza di essere umili, abbassare il nostro ego ed accogliere l’insegnamento dell’altro.
Trovare l’equilibrio tra affidarsi ed essere indipendenti nel nostro viaggio non è assolutamente un compito semplice.
Ma la chiave è tutta lì, nella capacità di affidarci, al di là del nostro ego.
Il guru è colui che elimina avidya, l’ignoranza: l’idea che la nostra personalità sia ciò che siamo realmente, l’idea che siamo separati dal tutto.
Sai quel senso di inquietudine e insoddisfazione, quel senso di solitudine e vuoto che cerchiamo di colmare in tutti i modi? Quello è avidya, e sparirà quando ci renderemo conto che tutto è uno.
perché, lo sai, tutto è uno!

Namaste


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