tao te ching

Uno dei testi che in assoluto tengo nel cuore è “il libro della via e della virtù” di lao tse.

 

mi accompagna da tanti anni (ma tanti) e ritorno con frequenza alle sue pagine.

visto che mi hanno chiesto delle spiegazioni su alcuni passi, condivido qui il mio pensiero.

sottolineo, il mio pensiero, non sono un esperto del testo, sicuramente non dal punto di vista letterale/etimologico:non parlo una parola di cinese, a parte quixie, perchè comunque sono educato! 😉

metto qui una traduzione presa da internet (primo sito utile) di uno dei passi in questione:

 

capitolo 32

 

Il Tao in eterno è senza nome,

è grezzo per quanto minimo sia,

nessuno al mondo è capace di fargli da ministro.

Se principi e sovrani fossero capaci di attenervisi,

le diecimila crature da sé si sottometterebbero,

il Cielo in mutuo accordo con la Terra

farebbe discendere soave rugiada

e il popolo, senza alcuno che lo comandi,

da sé troverebbe il giusto assetto.

Quando si cominciò ad intagliare

si ebbero i nomi.

 

Tutto quello che ha nome viene trattato come proprio,

perciò sappi contenerti.

 

Chi sa contenersi

può non correre pericolo.

 

Paragona la presenza del Tao nel mondo

ai fiumi e ai mari cui accorrono rivi e valli.

ora, una considerazione iniziale:

in generale, credo per ogni lingua, le traduzioni vanno sempre prese con le molle, sono sempre soggette alla scelta da parte del traduttore.

per tradurre un testo “tecnico”, serve non solo la conoscenza della lingua, ma anche del settore di cui si parla.

molte traduzioni vengono da persone che conoscono molto bene la lingua, un po ‘meno il Tao…

questa, in particolare, non mi fa impazzire…

 

c’è da dire che la lingua cinese (sarà per la presenza degli ideogrammi) tende a lasciare ancora più spazio del solito all’interpretazione personale, perchè, forse, più di una parola l’ideogramma ha un valore evocativo più grande, e molto più collegato all’etimologia del carattere.

 

il taoismo poi, proprio nella sua capacità di comprensione del Tao, per sua natura può essere contraddittorio, perchè il Tao è al di là della mente e del suo bisogno di dividere per capire le cose (analisi),

 

o utilizzare lo stesso termine nella stessa frase per significati diversi… comodo, no?

ricorda che il libro inizia con la frase (una delle traduzioni più comuni):

“il Tao che può essere nominato non è l’eterno Tao”

ma in cinese suona come

 

DAO KE DAO FEI CHANG DAO

 

(c’è un tao di troppo? o no?)

il verbo essere è quasi sempre omesso, la punteggiatura non esiste, e anche qui le interpretazioni si moltiplicano per ogni frase…

COMUNQUE, è possibile cogliere il senso profondo del Tao PROPRIO in questa apperente non esattezza, in questo spazio  che viene lasciato.

 

il Tao vive nello spazio vuoto, perchè è esso stesso vuoto creativo. vuoto pieno.

ricordo il passaggio sulla forma e la funzione: il pieno crea la forma – i mattoni fanno la casa-  il vuoto crea la funzione – se la casa non fosse vuota dentro, non sarebbe abitabile.

allora lo spazio e l’incertezza sono essi stessi Tao, quindi non ci spaventiamo e imbarchiamoci nella lettura del capitolo!

 

dao chang wu ming…

 

il tao è sempre senza nome.

possiamo leggere le prime righe come:

il tao è eterno, senza nome

 

benchè semplice,  non può essere controllato

preferisco non tradurre “Tao”, letteralmente potrebbe essere via, principio, cammino, dottrina, discorso, ecc;

qui assume quasi un nome proprio, (ancora un altro controsenso, visto che non ha nome…

eppure qusto è il tao: visto che non ha un nome, che non può essere catalogato, che se provassimo a “fermarlo” in una definizione non sarebbe più tao, perchè forzatamente lasceremmo fuori qualcosa dalla definizione, allora lasciamo il nome tao, ad indicare questo principio “al di là”.

 

questo principio è eterno, senza nome, semplice.

 

non è qualcosa che trovi aggiungendo, o imparando, ma togliendo: togliendo sovrastrutture, condizionamenti, maschere, ego.

il tao non può essere controllato, non più di quanto possiamo pensare di bloccare il vento in una stanza chiudendo le finestre: se chiudo le finestre, non c’è  più vento.

ecco uno dei più grandi insegnamenti: ci affanniamo per essere qualcosa che non siamo, impariamo mestieri, apprendiamo abilità e in generale anche nelle piccole cose passiamo tutta la nostra vita ad aggiungere,a  fare.

 

il tao ci suggerisce che c’è un’altra strada, quella di lasciarsi fluire con il ritmo naturale, smettere per un istante di fare e seguire il ritmo.

questo non vuol dire inattività, pensare ciò sarebbe ancora un ricadere nella mente duale: “se non faccio, vuol dire che sono fermo”.

il senso è la libertà dall’idea di me che faccio qualcosa, libertà dalla identificazione con l’azione.

fare senza fare è fare, ciò che manca è l’ego…

 

ritorno all’immagine della stanza chiusa per fermarci dentro il vento. magari penso di averlo ancora nella stanza, ma quanto diversa è l’immagine se pensiamo di aprire tutte le finestre e lasciare che il vento “accada”.

 

Se principi e sovrani fossero capaci di attenervisi,

le diecimila crature da sé si sottometterebbero,

il Cielo in mutuo accordo con la Terra

farebbe discendere soave rugiada

e il popolo, senza alcuno che lo comandi,

da sé troverebbe il giusto assetto.

 

qui laotse descrive cosa accade quando ci uniformiamo al tao.

quando il sovrano si uniforma al tao, tutto il regno si uniforma.

le 10000 cose è un modo di dire “tutto”.

portiamo questo esempio nel nostro piccolo regno:

ad oggi la medicina (finalmente) riconosce l’importanza del benessere psicologico insieme a quello fisico.

la mente nel bene e nel male influenza il corpo.

spesso, visto che siamo distanti dal tao, aggiungiamo e analizziamo,

il nostro modo di pensare è egoico e limitato (da “chiudo le finestre così tengo in casa il vento” per intenderci)

in questo modo la mente ha una influenza negativa sul corpo.

i traumi mentali o semplicemente i nostri atteggiamenti hanno un’eco sul fisico, e lo vediamo nelle patologie che sviluppiamo (lo stress se non è causa è sempre concausa) ma anche nella postura, chiusa, contratta, rigida.

nell’atto di rilassare, lasciar andare e assecondare la natura del corpo, questo ha l’opportunità di esprimere se stesso, e liberare tutte le tensioni che teniamo con tanta cura all’interno.

Quando si cominciò ad intagliare

si ebbero i nomi.

Tutto quello che ha nome viene trattato come proprio,

perciò sappi contenerti.

Chi sa contenersi

può non correre pericolo.

se torniamo all’inizio del capitolo leggiamo la parola “grezzo”, nella prima traduzione, “semplice” nella seconda.

letteralmente la parola usata è “pu”, albero, inteso come pezzo di legno grezzo, e per estensione, qualcosa di semplice.

dobbiamo ricordare il senso originario quando leggiamo questa fase allora:

il tao è sempre presente, ed ha la qualità di un pezzo di legno grezzo.

sorge la civiltà (altra traduzione, non ricordo di chi) e la mente, per sua natura analitica,

ha bisogno di “tagliare” il legno grezzo, di dividere il mondo che vede per cercare di comprenderlo.

a quel punto, appena si inizia a fare distinzioni (l’ego è ciò che fa distinzioni, la parte di noi che dice questo sì, questo no, questo mi piace, questo non mi piace) creiamo dualità, in un altro passo laotse dice “basta fare la più piccola distinzione ed ecco sorgere paradiso e inferno”.

cosa fare allora?

bisogna lasciar perdere la civiltà? lobotomizzare la nostra mente?

al contrario! tutto ciò che è stato è naturale, è l’essenza della mente.

lao tse dice “sappi contenert”i, ossia sii consapevole del gioco sottile della mente, usala come uno strumento, ma non lasciare che sia lei ad usarti

distingui e discrimina, ma senza preferenze.

la chiave è sempre togliere l’ego di mezzo.

questo è il movimento di ritorno del tao:

non un ritorno a qualcosa di meno di ciò che siamo,

ma un ritorno alla nostra essenza originaria, con la consapevolezza che abbiamo raggiunto.

credo sia un passo splendido!

allora, nelle ultime parole del capitolo, noi siamo i fiumi, i ruscelli, che stanno tornando, inesorabilmente e senza scampo all’armonia del tao, alla grande origine

e come i fiumi, traiamo forza dal movimento dell’acqua

acqua che segue la sua natura, che riempie i vuoti, che segue la via più bassa.

acqua che sempre, nonostante tutto, continua a scorrere…

un saluto.

tk

 

p.s. il post è stato scritto di getto, tutte le inesattezze sono da attribuire  a me e non a lao tse! 😉

 

 


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