in questi anni va molto l’idea (in stile “the secret”)
che volere qualcosa basti a realizzarlo,
che se capita qualcosa di brutto
ce lo siamo in qualche modo tirato dietro.
sebbene io sia convinto della realtà di questa affermazione,
semplicemente perchè la vivo ogni giorno,
riesco a vedere come essa vada presa “cum grano salis”…
riportando le parole del grande scott sonnon (figura prominente nel coaching sportivo)
è come dire che allacciare le cinture di sicurezza invita la possibilità di un incidente.
questa è chiaramente una cavolata.
aggiungo che il “the secret pensiero”, nella sua forma più talebana,
nasconde un bisogno di controllo sottile ma fortissimo.
riusciremo a bilanciare il fatto che siamo noi a crearci il nostro destino
con il fatto che, come diceva il grande saggio, “shit happens”?
ricordo addirittura qualcuno su FB,
qualche portavoce del pensiero talebano che,
alla mia replica “guarda che molti maestri illuminati,
figure tra le più alte che la razza umana abbia mai prodotto,
sono morte banalmente di cancro o malattie simili”,
ha risposto – con quella che a mio avviso è solo arroganza prodotta dalla paura –
che a volte i maestri aiutano gli altri ma non loro stessi…
(se adesso vogliamo denigrare ramana maharishi, vi dico che non ce n’è per nessuno, eh!!).
invero, l’insegnamento più importante che mi ha donato la mia malattia
è che posso imparare a rimanere me stesso, a rimanere connesso, a dispetto di tutto!
tuo, nel sangha
tk