c’è un concetto che nel tempo è stato espresso mille volte, da tante grandi anime. ve lo riporto con le parole (a senso, non le ricordo esattamente) non di una guida spirituale, ma dell’immenso comico bill hicks: “alla fine tutto si riduce ad una scelta, tra la paura e l’amore.
se scegli la paura costruisci muri, ti armi, ti isoli e vedi l’altro come un nemico.
se scegli l’amore ti apri e accogli l’altro”.
non parliamo, ricordo, di amore romantico, o di amore “new age”.
l’amore è una frequenza, una vibrazione, è il risultato di rimanere nel flusso, nella Presenza, nella natura di buddha.
togli avidya, togli ignoranza, e sarai meno identificato con il tuo ego, con la tua forma, con la struttura esteriore che la presenza ha preso quando si è incarnata con te.
per questo il nostro yoga prende poco sul serio il concetto di forma o di posizione. la posa è importante, ma è il mezzo per un fine, non un fine in se stessa. è la Presenza che è davvero importante.
spesso usiamo il termine consapevolezza, ma mi accorgo che può essere frainteso. posso ancora dire “io sono consapevole”.
nella consapevolezza non c’è io.
se c’è io, non c’è consapevolezza.
l’io divide, la struttura limita.
è importante soltanto se rimango con la visione di insieme.
nella natura buddha (o consapevolezza, o presenza, o sè) non c’è io e non c’è limite o muro.
anche il termine presenza può essere frainteso. essere presenti a se stessi è una frase che sento spesso con accezione positiva.
ma che vuol dire, che ci controlliamo nelle nostre azioni? che camminiamo come fossimo sulle uova, calibrando ogni passo?
nella Presenza non c’è io, se c’è io non c’è Presenza. perchè l’io è in un luogo, la Presenza è ovunque.
posso allenare quella Presenza (è quello che facciamo)
poi mi capiterà di perderla, e di ritrovarla.
va bene così.
ci sono alcune cose che sono molto potenti, e ci portano facilmente via da Lei. tutte le pulsioni primarie (cibo, sonno sesso).
ma con la pratica possiamo Stare, sempre di più.
e nella presenza, nel non-io, i limiti spariscono.
lì arriva la vibrazione dell’amore.
sartre diceva “l’enfer c’est les autres”, l’inferno sono gli altri.
è proprio così.
l’idea che ci sono gli altri è separazione, sofferenza, divisione, isolamento, dualità, in ultima analisi avidya.
al contrario, nello sciogliere i limiti la Presenza dona la chiarezza della visione.
sapere, con estrema certezza, solo per aver sperimentato realmente, che non esiste l’altro. che la forma è transitoria, la consapevolezza rimane, costante e fluida.
per fare ciò, distruggi l’identificazione con la forma, con la TUA forma, col tuo ego.
l’inferno sono gli altri. togli l’idea che ci sia un altro. muori, e vivi in paradiso per sempre!
tuo nel sangha, sempre
takai