Consapevolezza e la Natura della Sofferenza

Sulla natura della sofferenza si è detto e scritto tanto, probabilmente ogni via spirituale ha questo problema al nocciolo della sua ricerca: come uscire dalla sofferenza. Se nella religione occidentale la sofferenza deriva da un peccato originale, nello yoga il tema centrale non è tanto il peccato quanto l’ignoranza, intesa nel suo senso letterale come non conoscenza. La sofferenza è la nostra dimenticanza di ciò che siamo realmente. L’esperienza ordinaria dell’essere umano è quella della identificazione con il corpo-mente. Da questo punto di vista la sofferenza è una certezza alla quale è impossibile scappare. Come constatò il buddha, nascita, crescita, malattia e morte sono esse stesse causa di sofferenza. È soltanto la conoscenza della nostra natura che assume questo potere salvifico, questa capacità liberatoria. E la consapevolezza è lo strumento principale di questa conoscenza, perché mi consente di vedere con chiarezza la verità; per semplificare al massimo, osserva la differenza enorme a livello di sensazione in queste due frasi: “mi hai fatto arrabbiare” oppure “le parole che hai detto mi hanno fatto arrabbiare”, oppure “sono malato” e “al momento ho questa malattia”. Nella prima forma stiamo plasmando (in peggio) la nostra stessa realtà (nel primo esempio, dando la colpa all’altra persona), nella seconda forma c’è una tendenza alla oggettività che mi garantisce maggiore libertà (e una maggiore possibilità di incontro con l’altra persona nel primo caso). La consapevolezza ci consente di camminare su questa strada che abbiamo appena tracciato, osservando ogni fenomeno apparire e poi dissolversi, come la rotta di un uccello che attraversa il cielo. Il cielo è la consapevolezza stessa!


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