Oggi parliamo dello “yerba mate”, o semplicemente “mate”.
È un te’ dell’america del sud (Argentina, Paraguay), usato da sempre in quei paesi come bevanda stimolante, per il suo alto contenuto di caffeina, dal sapore amaro e astringente (a causa del contenuto di tannini).
Nei paesi di origine è usato come tonificante e cardiotonico, ma anche nella cura di mal di testa e problemi di stomaco.
Interessante anche il suo profilo come antiossidante (per la presenza di acido clorogenico) e come dimagrante.
Oltre a caffeina, tannino, acido clorogenico, il mate è anche una fonte di flavonoidi e vitamina C.
Personalmente, il mate è la mia bevanda di scelta quando sono in un periodo di intensa attività mentale (ha accompagnato tutta la scrittura del libro di difesa personale donne).
Come sempre, consiglio di provare gradualmente se qualunque integratore, cibo o bevanda sia adatto a noi, iniziando con dosi minime e in caso aumentando fino alle dose normale.
Riassumendo i benefici del mate:
Ci sono delle interazioni da ricordare, soprattutto nel caso di assunzioni prolungate:
il mate potenzia gli effetti degli ormoni tiroidei, aumenta la biodisponibilità dell’aspirina, ma riduce l’attività degli anticoagulanti e diminuisce l’assorbimento del ferro. D’altra parte, i contraccettivi orali possono aumentare l’effetto stimolante inibendo il metabolismo della caffeina. In generale, quindi, rimaniamo sempre in uno spazio di buon senso: informiamoci sempre, e sempre da fonti autorevoli (non un blog su internet), soprattutto se abbiamo condizioni fisiche specifiche (diabete, ipertensione, ecc).
Preparazione:
Sicuramente il modo più semplice di preparare il mate è versare 3-4 g di te nell’acqua calda (80°-85°), lasciare in infusione per 5-10 minuti e poi filtrare; addirittura, quando si prende a livello terapeutico è forse più indicato assumere direttamente l’estratto secco, così da essere sicuri di avere una dose di principio attivo certa.
Eppure io adoro il metodo classico,visto che c’è tutto un rituale dietro al mate, rituale che in realtà cambia da zona a zona, ma te lo descrivo così come l’ho appreso io, ok?
Intanto si usa un recipiente apposito, chiamato esso stesso mate, o calabaza, che vuol dire zucca, visto che di questo è solitamente fatto. In realtà ci sono recipienti in legno, in acciaio inossidabile, ecc. poi c’è la bombilla, una cannuccia in metallo che serve a succhiare il mate dal recipiente.
Si riempie la calabaza di mate per tre quarti, si capovolge mettendo una mano sopra a coprire l’apertura, così – ovviamente – da non far cadere il tè, si agita leggermente per far andare le foglie più grandi nella parte bassa del recipiente e non in cima, così che in cima ci sia la parte più “polverosa” del tè che non verrà presa nella bombilla; si mette il recipiente inclinato di ¾ e si muove ancora avanti e indietro, e si mette la bombilla nello spazio creato.
Poi si versa l’acqua calda e si lascia riposare qualche minuto.
Si beve, fino a che la bombilla non “pesca” più acqua.
A quel punto si può continuare a versare acqua calda e poi bere.
Normalmente quando lavoro ripeto il procedimento per un paio di ore.
Come sempre, non è solo cosa prendi, ma il modo in cui lo assumi, e per me questo è il più efficace.
Come dicevamo, c’è tutto un rituale intorno, e di solito il mate si consuma in gruppo, e la calabaza passa da persona a persona, ogni volta aggiungendo acqua.
Magari una volta facciamo insieme un cerchio di “cebador de mate”? 😉
namaste
Visto che sono una grande consumatrice di caffé provo a sostituire
un saluto
Francesc