Il nostro corpo è in continuo cambiamento.
La composizione stessa dei tessuti cambia; e cambia per tanti motivi, i principali dei quali sono la quantità e la qualità di movimento.
Buddha diceva che diventiamo ciò che pensiamo, miglioriamo nelle cose che alleniamo.
Lo stesso vale per il corpo: se alleniamo una tecnica, diventiamo più bravi in quella tecnica.
Al contempo, se alleniamo il non movimento (ad esempio rimanendo seduti sul divano a guardare la televisione) diventiamo sempre più bravi a farlo; il nostro corpo cambia per aiutarci nel compito che abbiamo scelto, quello di rimanere “svaccati” (sanscrito) sul divano.
Ci sono yogi che decidono come loro pratica personale di tendere letteralmente la mano al divino: alzano un braccio e lo lasciano lì per..beh, per sempre! non è così difficile in realtà, passati i primi 15 anni! :)))
Guarda il braccio nella foto, e la differenza con l’altro braccio. Ti accorgi del cambiamento del loro corpo, che essenzialmente si racchiude nel pensiero “hai deciso di non muovere il braccio? ok, allora non ti servono questi muscoli, non ti serve questa morbidezza, posso trasformare questo braccio in un pezzo di legno!”
Allora muoversi, e muoversi continuamente, diventa fondamentale, per tanti motivi.
Oggi parliamo del movimento “fine a se stesso”; non intendo in senso negativo, anzi.
Lo yoga come espressione del corpo è qualcosa di straordinario, ma spesso, troppo spesso, rischia di essere racchiuso in schemi che seguono uno stile (il motivo per cui il nostro approccio tende a destrutturare).
Allora puoi vedere un praticante di hatha yoga, riconoscerlo da uno di ashtanga o di iyengar soltanto da come si muove.
Anche nelle arti marziali puoi vedere facilmente chi fa kung fu e chi karatè, soltanto da come si muovono.
in questa “specializzazione” ci sono pro e contro, come in tutte le cose.
Esplorare il movimento vuol dire tornare nel regno delle possibilità del nostro corpo.
Via le scarpe, via le maschere e il tremendo giudizio interno che ci fa sentire ridicoli!
Accucciati, salta, ruota, inverti, striscia!
Sei fatto per fare queste cose.
Meno le fai, meno potrai farle.
Se il mio yoga non comprende questo, fisicamente non sto esprimendo tutto il possibile.
Magari riuscirò a fare tutte le posizioni del libro di yoga, ma sarò limitato a quelle. E se le pose sono centinaia, magari sarò anche contento.
Ma che dire delle migliaia di possibilità lasciate fuori?
Un altro pensiero possibile è: ok, la cura dell’allineamento è fondamentale, ma è possibile che lavorare fuori allineamento (con la cura più attenta possibile) possa avere un senso? Ti lascio con questa domanda, la sto ancora sperimentando io stesso…
L’ultima riflessione è: per quanto tempo devo muovermi? due volte a settimana per un’ora ogni volta?
Ci sono persone che vengono da me dicendo “posso venire una volta a settimana? basta o è troppo poco?”
Che ti devo dire? se puoi solo quell’ora, meglio che vieni, almeno fai qualcosa.
ma tornando all’esempio di prima, due ore a settimana alleni il movimento.
166 ore alleni il non movimento
In cosa diverrai più bravo?
Il movimento deve essere non un concetto ma una frequenza su cui sintonizzarsi. sempre.
namaste!
tk