Il Silenzio Interiore

Non tutti i silenzi sono identici, non tutti i silenzi sono profondi, ma è vero che c’è un silenzio che è perfetta espressione della consapevlezza. Questo perché le parole sono riflesso degli oggetti che sperimentiamo istante per istante, fanno parte della nostra esperienza. Ma quando si parla di ciò che “esperisce”, allora le parole mancano, perché ciò che esperisce non può essere ridotto a mero oggetto, non può essere racchiuso. Come parlare di uno specchio se non indicando gli oggetti che in esso si riflettono? Lo specchio sembra non avere una natura propria, esiste solo nel momento in cui qualcosa viene in esso riflessa. Forse questa impossibilità di racchiudere in parole è la base profonda dell’ingiunzione religiosa di non costruire idoli per rappresentare il divino. Qualunque idolo può al massimo indicare una piccola parte della divinità, certamente non ogni suo aspetto. Nello zen si dice “appena apro bocca, divento un bugiardo”, però si dice anche “se non apro bocca, sono un codardo”. Il silenzio interiore diventa il motore di ogni espressione, ogni azione, ogni parola. Allora la via spirituale riverbera nella vita quotidiana, non solo quando siamo seduti sullo zafu a meditare, ma mentre parliamo ci muoviamo, agiamo, ascoltiamo.


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